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Le canne e il loro uso nelle case e in campagna

Da un post di Giuseppe Traina, pubblicato sul gruppo Facebook Archivio degli Iblei, in data 31 Ottobre 2017:

canne

Cari amici del gruppo, la foto che qui propongo è stata scattata circa 15 anni fa durante i lavori di demolizione di una vecchia casa sita nel centro storico di Vittoria. Qui è immortalata una parte del tetto della cucina che era l’unica stanza della casa che aveva il tetto con la struttura a vista, mentre in tutte le altre stanze erano presenti volte piane o a botte decorate con stucchi o dipinte a tempera risalenti agli inizi del 1900. Il tetto di questa casa era costituito, come nella quasi totalità degli edifici del periodo o di periodi precedenti, da travi di legno e canne palustri stagionate tra le quali e sulle quali veniva colato un impasto a base di gesso e che sostenevano direttamente le tegole : il classico tetto in canne e gesso. 
Le case di quel periodo di proprietà di chi era meno abbiente avevano tutte le stanze con il tetto a vista in canne e gesso, mentre, nelle case dei benestanti, venivano realizzate volte sotto il tetto anch’esse costruite con struttura in legno, canne e rivestite nella parte sottostante con intonaco a base di gesso poi lasciate bianche o decorate con stucchi o dipinti a tempera. Queste volte servivano, oltre che a creare una buona coibentazione, anche per evitare l’inconveniente che, dal tetto a vista in canne e gesso, ogni tanto, soprattutto durante le intemperie, cadessero addosso o sugli arredi piccole scaglie di gesso o altro. Capitava pure, di tanto in tanto, che si vedesse passare la luce del sole in alcuni punti tra le canne e se, oltre il filtrare della luce, cadessero giù pure alcune gocce d’acqua piovana o veri e propri rivoli ( “a stizzania” ), a causa di qualche tegola rotta o spostata, si chiamavano abilissimi ed esperti muratori che riuscivano a camminare sul tetto come gatti e risolvevano il problema senza crearne altri. Purtroppo oggi vedere ancora un bel tetto a vista in canne e gesso è diventata una vera e propria rarità ed è diventato pure raro trovarne sotto i classici coppi siciliani e sopra antiche volte o moderni controsoffitti perché le canne, ai giorni nostri, nel nostro territorio, sono state quasi totalmente sostituite da liste di legno o pannelli dei più disparati materiali.
Le canne palustri stagionate non facevano bella mostra di se solo nel nostro paesaggio urbano, ma ancor di più erano protagoniste dei nostri paesaggi agrari e non solo usate come appoggio per lo sviluppo di alcune piante orticole, come ancora oggi in uso. Nel nostro territorio, come in gran parte della Sicilia orientale, le canne, fino a qualche decennio fa, erano infatti molto utilizzate per il recinto delle proprietà terriere anche con la funzione di frangivento, soprattutto in presenza di coltivazioni agrumicole e di frutta in genere. Questo tipo di recinto nel dialetto locale si chiamava “a cannizzata” ed era costituito da alti pali di legno infissi nel terreno alla distanza di 2 o 3 metri ciascuno lungo il confine del terreno e attaccati ad essi pannelli di canne palustri legate con liane robuste, fil di ferro o filo spinato. Quindi nello splendido scenario del nostro paesaggio agrario ibleo non si ammiravano solo i caratteristici muri a secco, ma anche le “cannizzate” purtroppo ormai quasi completamente scomparse e soppiantate da recinzioni con reti metalliche o reti frangivento.
Nei commenti a questo post aggiungerò alcune foto di volte e tetti in canne e gesso che ho scattato alcuni anni fa e che invito ad ammirare.

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