Archivio degli IBLEI Home | Chi siamo | Mappa del sito | Ricerca | Contatti    

Note biografiche di Emanuele Cascone e della figlia Gianna

Emanuele Cascone nasce a Ragusa il 25 gennaio 1921 da Giovanna Antoci da Giarratana e da Mario, entrambi coltivatori diretti, ed è il secondo di tre figli: Giovanna è la primogenita e Andrea è il più piccolo. Dopo il Ginnasio frequenta il Liceo Classico Umberto I, dedicandosi al contempo all’atletica leggera, disciplina lancio del giavellotto, che lo porterà a partecipare a gare nazionali. Nel 1940 si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza a Catania ma nella primavera 1941 arriva la chiamata alle armi. Nel Dicembre 1941 giunge al 73° Reggimento Fanteria di Trieste; nel Luglio 1942 è ammesso al Corso A.U.C di Fano e a ottobre consegue la nomina a Sottotenente di Complemento. Dal febbraio 1943 è assegnato al 57° Reggimento fanteria a Vicenza dove rimane sino al  luglio ‘43, per poi essere trasferito, il 10 agosto, a Schio (Vicenza) presso la caserma “P. Cella”.
Qui il 10 settembre è catturato e deportato prima nei Lager polacchi (Thorn, Chestocowa e Przemyls) e poi in quelli tedeschi (Kustrin, Sandbostel e Wietzendorf). Dopo diciannove mesi, il 16 aprile 1945, è liberato dalle truppe inglesi. Rientra a Ragusa solo il 2 settembre 1945.
Riprende gli studi all’università e il 29 giugno 1949 si laurea. Inizia il praticantato presso uno Studio Legale di Ragusa ma nel frattempo vince un concorso indetto dal Ministero delle Finanze per ricoprire il ruolo di Direttore dell’Ufficio delle Imposte Dirette di Castelnuovo di Garfagnana, in provincia di Lucca, dove si stabilisce nel 1952.
Nel 1956 si sposa con Iolanda Piazza, siracusana, laureata in Lettere Antiche, che lo segue a Castelnuovo, dove, abilitandosi all’insegnamento, diventerà professoressa. Nel 1957 e nel 1961 nascono i figli Mario e Gianna. Nel 1972 e nel 1979, per motivi di lavoro, si sposterà con la famiglia a Cecina e infine a Livorno, in sede definitiva.
Socio dell’A.N.E.I. (Associazione Nazionale ex Internati nei Lager Nazisti), nel 2011 è insignito con Medaglia d’Onore dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri attraverso la Prefettura di Livorno. Nel 2014, nel giorno del suo 93esimo compleanno, si spegne serenamente e la sua salma è trasferita nel cimitero comunale di Ragusa presso la Cappella di famiglia.

 

Giovanna Cascone nasce il 14 agosto 1961, trascorre l’infanzia in Garfagnana per poi frequentare il Liceo Scientifico  a Cecina (LI) e, trasferitasi a Livorno,  si iscrive alla facoltà di Scienze Geologiche all’Università degli Studi di Pisa.
Laureata nel 1985, nel 1987 si abilita all’esercizio della professione e da allora è titolare dell’omonimo Studio di Geologia a Livorno. Speleologa, Istruttrice di Escursionismo del Club Alpino Italiano e Guida Ambientale Escursionistica, studia e ama intensamente la natura e tutte le attività a essa connesse.
Sin da piccola trascorre diversi periodi dell’anno a Ragusa insieme ai nonni e agli zii, tra la casa di Via Ecce Homo, la vicina  chiesa di S. Maria delle Scale dove lo zio Andrea Cascone era Parroco, e la campagna in contrada Pozzillo. Lo stile di vita semplice ed essenziale, il carattere allegro, socievole e sempre disponibile dei nonni e degli zii, unito ai profumi, ai colori e alla naturalità della campagna ragusana, ne permeano prepotentemente l’animo, legandola intimamente a questi luoghi, dove porterà sin da piccoli anche i suoi 3 figli. Dal 2007 frequenta con maggiore assiduità Ragusa prendendosi cura di suo zio Andrea del quale ne segue le sorti sino al 2014, quando viene a mancare pochi mesi dopo il fratello Emanuele.
Dopo la morte del padre diviene Presidente dell’A.N.E.I. Sezione di Livorno, conducendo attività di divulgazione sulla vicenda degli Internati Militari Italiani nei Lager nazisti, per la conservazione della memoria tra le nuove generazioni. Nella casa di famiglia a Ragusa rinviene documenti del passato del padre tra cui alcuni effetti del periodo della prigionia cosicché ritiene importante attivarsi per costruire una rete tra figli e nipoti di IMI ragusani e siciliani, come già avviene in Toscana ed in buona parte d’Italia, e conferire il giusto valore a queste vicende, che da storie personali si sono inevitabilmente trasformate in evento collettivo, consegnando di diritto la resistenza degli IMI all’interno dei Lager nazisti alla più generale storia della Resistenza italiana.