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5. La censura e la testimonianza di Emanuele Di Stefano

I contenuti delle lettere che i soldati al fronte inviano o ricevono sono profondamente condizionati, oltre che dall’autocensura, dal ruolo ben più preciso esercitato dalla censura militare, che può anche comportare conseguenze disciplinari di entità diversa, compresa la galera o la fucilazione se si sospetta disfattismo e tradimento.
La testimonianza dell’ufficiale ragusano Emanuele Di Stefano è quella di chi ha avuto l’incaricato di censurare le lettere dei soldati a lui sottoposti. Dal suo memoriale apprendiamo come l’indicazione ricevuta fosse quella di eliminare ogni frase o parola che potesse turbare la popolazione o che potesse incrinare lo spirito dei soldati distogliendoli dai loro doveri. La fedeltà alla patria, porta l’ufficiale, fervente cattolico, anche a criticare l’atteggiamento di Benedetto XV nel suo richiamo costante alla pace. 

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