Archivio degli IBLEI Home | Chi siamo | Mappa del sito | Ricerca | Contatti    

Pazze per questo schifio di televisione

Chiaramonte 1956 – 1958.  (pp. 352-355)

Poi, nella Socità nostra, avemmo comperato una televisione. Che fu la rovina della mia famiglia questa televisione! Che, secome erino a Chiaramonte li prima televisione che ci avevino stato, tutte erimo spaventate e tutte li socie e li famiglie delle socie erimo pazze per questo schifio di televisione. E quinte, lì, in quella Società, fenio a bordello, perché i puoste per tutte non c’erino. Perché prima, che di quanto aveva stata fondata la Socità, se erimo 300 i soci, sempre li presente ci ne potemmo essere 10 e, quanto c’era la riunione, 30 socie, ma ora che c’era questo schifio di televisione non n’era piena di socie, ma era piena sempre delle famiglie delle socie.
Così, alla sera, sempre sempre, c’era una composione che no zi potevino trovare seggie per sederese, e chi arrevava all’ultimo bestimiava.
Io sempre arrevava il primo e c’era anche mio fratello Paolo che arrevava il primo, per l’amore di prentere i puoste, e li altre socie si cominciavino a bunciare li coglione, perché noi sempre erimo li prime, poi che li nostre moglie, se mai si non zi vedevono una sera questa televisione, c’era il lutto nella casa.
Così io, speciarmente con mia moglie, era conzemato, perché mia moglie mi diceva sempre: «Vai, e vai a prentere li puoste!» E io fessa che parteva per l’amore di non ci fare fare uce.
Ma non tutte li sere c’era il posto bello comito che si poteva stare bene. Certe sere si stava macare male e si stava strette, e per starece ci voleva molta pacienza. Ma mia moglie pacienza non ni aveva mai.
Certo che poi le seggie erino messe strette e uno con l’altro ci tochiammo. E così, mia moglie, che pacienza non ni aveva, cominciava affare chiachire con tutte, dove ci cominciava a dire che lei era nobile e non poteva stare così stretto. E certo che li socie ci dicevino: «Signora, se sta scomita non ci viene e si ne va, come fanno li altre. Qui si deve avere pacienza».
Ma mia moglie, sempre figlia di donna Anna, cominciavo a dire parolaccie a tutte. E certo che poi tutte la spotevino!
Poi, mia moglie, quanto veneva alla televisione, non salutava maie. E così, tutte li socie si facevino il conto, che dicevino: «A che cazzo la conta, questa moglie di Vincenzo, di quanto ene fetente che nesuno ci può trozare e nesuno ci pole dire niente. Si sente singnora…»
Poi, lei, mia moglie, era un tipo… Era fissata che magare che redevino con il procramma che faceva ridere e tutte li aspetatore ridevino, mia moglie s’impresionava che redevino con lei, e d’ogni sera, quanto antiammo a casa, si meteva a camorria comme che era io che non la faceva respetare.
Così io, deversse volte, sempre ci diceva ammia moglie: – Ma noi, perché ci dobiammo sciarriare con tutte i socie, e io ave 40 anne che fraquento questa Socità, e ora, perché ci dobiammo sciarriare? Noi fosse meglio che non ci antiammo come fanno li acente che non cercono costione?
E così, mia moglie, quanto mi senteva dere «non ci antiammo», mi cominciava a fentere e mi diceva: – Tu te scante, mentre tuo fratello non zi scanta e ci va d’ogni sera.
E allora io ci diceva ammia moglie: – Ma tua cognata Paolina ci sape commattere con la cente, ma tu niente, tu non vuoi neanche dire «buona sera» quanto ti dicono «buona sera», quinte è meglio che non ci antiammo alla Socità.
Ma mia moglie non mi voleva ascortare per niente di quello che io diceva. Così, mi diceva: – Tu tiene paura della cente!
E mi diceva: – Ora che, con la sedia, che è che mi tocca, mi metto a direce parole!
E così, mia moglie li prenteva a tutte per razza tinta, e la razza buona era lei sola, e noi tutte erimo di razza bassa.
E così, alle socie che se vedevino la televisione per i cazzi suoi, lei, mia moglie, ci diceva parole, perché quanto redevino ci pareva che l’avevino con lei. E poi magare amme mi diceva che io era di acordio con quelle che lei diceva che la spotevino.
Ma non erino 10 o 20… Lei diceva derettamente che il primo a spoterlla era io, e poi i miei parente, e poi tutte quelle che fracontavino questa Socità. Così, io non mi potte fare persovaso più con chi aveva affare costione per defentere a questa fessata mia moglie. Perché, per farla contenta, voldire che prima io mi dava la testa nel muro, poi mi prenteva una mitragliatrice e cominciava a fare fuoco e sparare prima a tutte i miei parente, e tutte li aveva ammazare, e poi aveva sparare a tutte i socie, e poi mi aveva a sparare io. E così, si poteva difentere la moglie, quanto erimo tutte muorte!
Così, io mi mese in confusione: per non la fare antare alla Socità, ci ho promesso che, comi mi davino li reterate all’amministrazione provinciale, che ni dovevino dare 150.000 lire alla Recione, ci ho detto, povero Rabito che voleva bene ai figlie: – Non ti priocupare, Neduzza, che, come prentiammo queste solde, ti compero la televisione.
E così io ho fatto, per essere buono e per falla contente, che se d’era un altro uomo ci aveva a dare la testa nel muro, invece di compererece la televisione ammia moglie… Che poi, magare che erino li prima telivesione, mi hanno fottuto, perché io ancora non ni aveva visto televizione e mi l’hanno fatto pagare lire 165.000 mila lire, che poi questa televisione magare era vechia. Pecato, quante belle solde, che nel 1958-59 erino solde! E io che aveva tanto di bisogno…
Così, dentra quella casa maledetta che ci avevino stato centenaia di migliaia di fruste, all’ultimo venne magare la televisione…
Che poi, nel 1958, televisione non ni aveva nessuno nella strada, solo l’aveva il professore Vannino Cafa. E così, tutte li vecine volevino venire a vederese questa mia televisione – perché a quelle ebiche l’avevino solo li socità e quache cafè, e poi magare che piaceva a tutte di vederlla.
Così, con mia moglie non si ci poteva parlare poi, tanto aveva deventato nobile perché aveva questa televisione. E quinte, lei era la patrona di questa televisione. Quinte, a chi ci voleva fare venire, ci faceva venire. Tutto comantava mia moglie. Certe volte ci venevino la famiglia di mio fratello Paolo, ma non facevino sempatia tanto alla mia famiglia. E così, si hanno comprato la televisione  magare loro, e così non ci hanno venuto più, e fecero miglio.