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Revolozione

Firenze 1920. (pp. 137 -144)

Quinte, recordo che era aprele del 1920. Ferenze era tutta la cità socialista e comunista. Solo li ricche non erino socialiste, e quelle che non avevino fatto la querra. Ma poi tutte erino revolozienarie, perché la Russia aveva fatto la revolozione doppo la querra e l’Italia la voleva fare magare. Quinte, a Firenze di mese e mese si aspetava che nel munecipio si ci doveva mettere la bantiera rossa.
Io certo, a fare per 20 ciorne la quardia, alle borchese che erino vicino dove faceva la quardia io (che erino tutte socialiste, femmene e uomine) mi ci aveva fatto amico, perché era più socialista di loro. Perché io e mio padre e mio nonno erimo di razza e di natura con il cuore di socialista, e quinte io, a forma di soldato, mi piacevino che avessero acopato il munecipio e io mi ci avesse trovato apresso.
Io aveva 21 anno, più meglio di me per scherzare con le segnorine del popolo basso, che erino socialiste, c’era magare io.
Poi, per mantenire l’ordene publico, invece di custura, avevino fatto il colpo della Reggia Quardia, che l’aveva fatto il coverno propia per potere fermare i sociale comuniste. E li borchese, quanto passavino della strada, li babiavino a questa Reggia Quardia, perché era contraria a queste che da un ciorno all’altro dovevino ocupare il monicipio.
(…)
E ci hanno fatto antare in caserma e, doppo tanto servizio che avemmo fatto, amme e a li 2 soldate e il caporale ci hanno dato per recompenzo 24 ore di permesso. E quente, doppo che unsciemmo alla matina, con quello permesso potiemmo rientrare alla sera alle ore 24 e magare all’una. Quinte per me fu una rechezza, perché questo permesso lo avevino fatto cominciare dalla mezzanotte e finire alla menzanotte, e ci avevino dato magare per piremio un beglietto franco per il teatro, magare. E recordo che il teatro era il Teatro La Percola, che era lo più meglio teatro di Ferenze. E io disse: «Che bella sodisfacione antare nel più bello teatro di Ferenze».
E poi, alle ore 12, si fenio lo spetacolo e unsciammo per riantrare in caserma e antare a dormire, e poi che il permesso che si aveva fenito. Così, strada facento, c’erino una ventina di ciovenotte che cantavino e facevino bordello, che erino tutte comuniste e cantavino «Bantiera rossa», e io, per compenazione, mi ce sono trovato nel mezzo, e magare li altre 3 soldate, e ni ci abiammo trovato nel menzo e cantammo. Magare, per comincianto da me, mi piaceva di cantare «Bamtiere rossa». E così, cantammo e caminammo.