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Macarone e lardo di maiale e fave atorrate

Carnevale 1916.  (p. 17)

Che, in queie tempe miserabile, quanto veneva Carnevale, nelle famiglie povere era una festa crante e una festa di allecria e di aballare e festa di manciare, perché si manciaveno li macarone e il lardo di maiale, perché, per tutte li ciorne, della pastasciutta non zi ne poteva manciare, perché per le famiglie povere il Patre Eterno la crazia di manciare pasta asciuto il povero non ci l’aveva concesso, che ci l’aveva concesso solo il ciorno di Carnevale.
Così, cominciammo allavorare e abiammo fatto la quindicina. Che al veneredì sera dovemmo antare al Chiaramonte, che la domenica doveva essere il maledetto ciorno di Carnevale, e quinte certo che c’era preparato pasta asciutta, lardo di maiale, vino e fave atorrate per ultimo.
Quanto allecria che c’era nella famiglia nostra con quella pendola crante piena di macarrona con il suco di lardo di maiale! Ricordo sempre quello momento che era il ciorno di dominica il 18 febraio. Erimo tutte i figlie a tavola che era mezzo ciorno. Tutte rediammo, tutte contiente e allecre, e stavimo penzanto che dovemmo fare magare una festa per aballare tra noi ciovenotte, perché contente come questo Carnevale, con solde assaie e con manciare assaie, non ci avemmo stato maie.